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La voce delle imprese - 29/03/2024

Menarini Biotech, nuovi investimenti e assunzioni

L’azienda di Pomezia, specializzata nei farmaci innovativi antitumorali, è una delle eccellenze del farmaceutico hi-tech nel Lazio: dopo aver investito prevede una crescita dell'organico con qualifiche elevate - La Voce delle Imprese


Nuovi investimenti e assunzioni.

Menarini Biotech, la nostra azienda associata di Pomezia fondata nel 2003 e specializzata nei farmaci innovativi antitumorali, negli ultimi due anni ha investito 2 milioni di € e oggi prevede una crescita occupazionale da 80 a 100 addetti con qualifiche elevate. Ne ha parlato Il Sole 24 Ore 

 

È una delle eccellenze del farmaceutico hi-tech della regione Lazio, e ora punta ad accelerare gli investimenti progettando anche nuove assunzioni. Menarini Biotech, presieduta da Massimo Scaccabarozzi, sede e sito produttivo a Pomezia, in provincia di Roma, è stata fondata nel 2003. La sua attività principale è quella di inventare e applicare tecnologie innovative per ottenere scoperte scientifiche e contribuire alla ricerca di cure per malattie difficili da trattare.

 

Si tratta del braccio che si occupa di biotecnologie del Gruppo Menarini, il colosso farmaceutico fondato nel 1886, con quartier generale a Firenze, che ha chiuso l’anno scorso con un fatturato a 4,375 miliardi (in crescita rispetto ai 4,155 del 2022). Il Gruppo dà lavoro a 17.800 persone (erano 12.900 nel 2010) e conta 18 stabilimenti produttivi e 9 centri di ricerca e sviluppo sparsi in tutto il mondo. È donna il 49,5% degli addetti, distribuiti in 140 Paesi, da New York fino a Singapore. Solo nel 2023 il gruppo ha investito 480 milioni in ricerca e sviluppo.

 

«Il nostro sito ha una lunga tradizione per la professionalità dei nostri addetti», racconta Nicola Torre, direttore generale di Menarini Biotech. «Abbiamo 80 persone – aggiunge – completamente dedicate allo sviluppo dei farmaci biotecnologici. Il 90% ha un titolo di studio pari o superiore alla laurea e il 60% sono donne».

 

Uno dei momenti di svolta dell’azienda è partito due anni fa. Con un investimento iniziale di 2 milioni (cifra che Menarini Biotech ha in piano di replicare anche nei prossimi cinque anni) ha cominciato a sviluppare la tecnologia monouso. In sostanza, una procedura che consente di garantire maggiore sicurezza al paziente, ridurre i costi operativi, i tempi di produzione, i consumi di energia e di acqua. Questa tecnologia, tra le altre, è andata di pari passo con la trasformazione dell’azienda in contract development and manufacturing organization (CDMO), che vuol dire, concretamente, un’azienda che serve altre imprese del settore farmaceutico su base contrattuale per fornire servizi completi, dallo sviluppo dei farmaci fino alla loro produzione.

 

«In questo modo i nostri clienti possono concentrarsi sulle loro competenze ed esternalizzare alcuni aspetti delle loro operazioni», specifica Torre. Diversamente da altre aziende del Gruppo, Menarini Biotech ha avuto un impatto limitato dalle attuali tensioni geopolitiche. Il management crede fermamente nelle opportunità di sviluppo ulteriore in Italia e punta nei prossimi 5 anni a portare i propri addetti a 100 unità.

 

Tra i prodotti di punta dell’azienda c’è il MEN 1309: «Si tratta – spiega Torre – del risultato di una ricerca e sviluppo di altissima qualità nel campo dell’oncologia. Un anticorpo che va a riconoscere l’antigene CD205 e che riesce a portare selettivamente il farmaco citotossico (vale a dire in grado di danneggiare o distruggere le cellule contro cui è diretto) all’interno della cellula tumorale di tipo solido». In sostanza, un prodotto che riesce a circoscrivere alle cellule maligne gli effetti potenzialmente dannosi per tutto l’organismo dei farmaci antitumorali. Per gli sviluppi futuri, «la parte del leone – anticipa Torre – continuerà a farla la parte oncologica dei farmaci biologici, ma puntiamo anche a mettere a disposizione dei clienti le nostre competenze ed esperienze sulle terapie sostitutive enzimatiche e sull’ematopoiesi», vale a dire il processo di produzione delle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). Senza trascurare gli investimenti per innovare i servizi e modernizzare le tecnologie.

 

Nel Lazio, Menarini Biotech ha trovato un terreno fertile per le proprie eccellenze: in regione ha sede uno dei principali poli produttivi della farmaceutica europea. L’Italia è il primo produttore di farmaci in Europa, e dalla regione Lazio proviene il 39% dell’export nazionale del settore.

 

«Abbiamo il vantaggio significativo di trovarci all’interno di una robusta rete di infrastrutture scientifiche e di ricerca», spiega il direttore generale di Menarini Biotech. «Abbiamo la possibilità – aggiunge – di collaborare con istituzioni accademiche e di partecipare ai bandi che mette a disposizione sul biotech la Regione Lazio. Inoltre ci troviamo all’interno di un settore farmaceutico e biomedicale che ha dimostrato da sempre la capacità di inserirsi all’interno delle catene internazionali del valore». Per favorire lo sviluppo di aziende come Menarini Biotech, Torre ora auspica, da parte delle istituzioni, «politiche a favore dell’innovazione, con la semplificazione delle procedure burocratiche. Si potrebbero poi offrire incentivi fiscali alla ricerca e sviluppo, promuovendo partnership tra pubblico e privato sulle biotecnologie, anche con un occhio allo sviluppo in campo internazionale. Ma andrebbero sviluppati anche incentivi agli investimenti, sulla base delle necessità dei sistemi sanitari e dei paesi europei evidenziate in occasione della pandemia».

 

L'articolo completo è disponibile anche in allegato.

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